La parola ipnosi etimologicamente significa sonno, anche se essa non può essere definita come tale ma come una particolare condizione psicosomatica in cui esiste uno stato di coscienza diverso dallo stato di veglia e da tutte le fasi del sonno.

Secondo Milton Erickson, fondatore della nuova ipnosi, la trance ipnotica è un fenomeno normale e naturale, che viviamo più volte ogni giorno (mediamente una volta ogni 90 minuti circa); tutti sappiamo cosa vuol dire “essere completamente assorti in una attività”, così come ognuno conosce l’esperienza del “sogno ad occhi aperti”.

Per Erickson non è necessario un rituale specifico per indurre la trance; a differenza dell’ipnosi classica il paziente deve essere presente e consapevole di ciò che sta avvenendo senza perdere mai coscienza.

Egli si rese conto che non era infatti di grande utilità per il paziente indurre una trance troppo profonda, da cui la persona si risveglia senza avere alcun ricordo di quanto emerso nella seduta.

Per tali ragioni Erickson preferì un’ipnosi più vigile in cui la persona ha un’alterazione della coscienza significativa.

La rivoluzione concettuale e il cambiamento delle tecniche apportati da Erickson nel campo dell’ipnosi sono stati enormi.

La sua filosofia si basa su due concetti innovativi: una filosofia di intervento con cui si mette al centro dell’induzione ipnotica la relazione ipnotista-ipnotizzato e il tailoring con cui si esce da un approccio standard di induzione per preferire una modalità tecnica di ipnosi elastica ed adattabile alle particolarità di ciascun soggetto.

Il potere del terapeuta viene ridimensionato e posta servizio del soggetto.

In questa concezione della trance il soggetto riesce ad abbandonare le sue resistenze per terapia soltanto quando si sente riconosciuto nella sua identità e nelle sue necessità personali.

Erickson ridefinì il rapporto terapeuta-paziente: mentre nell’ipnosi tradizionale il rapporto terapeutico era asimmetrico, con un ipnotista direttivo e talora autoritario e un soggetto passivo, adesso diventa essenziale che tra terapeuta e paziente si crei una relazione di reciproco rispetto e collaborazione

L’ipnotista deve adeguare la sua azione al soggetto, facendo leva sulle risorse e sugli strumenti che un paziente possiede già dentro di sé e che l’ipnosi può aiutare a riattivare.

Si costruisce innanzitutto un rapporto di fiducia tra il paziente e il terapeuta, si identificano insieme i limiti e i blocchi che impediscono al cliente di raggiungere i propri obiettivi, e si individuano e consolidano le risorse della persona che possono aiutarla a superare quei blocchi o quei limiti.

A Cosa Serve?

L’ipnosi può essere utilizzata per diverse problematiche; essa è utile per il trattamento di:

  • ansia
  • stress
  • depressione
  • fobie
  • attacchi di panico
  • disturbo post-traumatico da stress
  • disturbi ossessivo-compulsivi.

La terapia ipnotica ha dato risultati apprezzabili anche nella cura di quelle patologie che vedono mente e corpo come strettamente correlati. Viene spesso utilizzata nel trattamento delle dipendenze quali tabagismo, alcolismo o tossicodipendenze oppure per ridurre la compulsione a mangiare nei soggetti che si abbuffano di cibo in maniera smodata o essere di supporto in altre problematiche alimentari.

In campo clinico-medico può aiutare ad alleviare e talora a eliminare (là dove possibile) ogni forma di dolore tanto da costituire, in molti casi, un’incredibile alternativa naturale all’analgesia.

Può essere è utile nei disturbi sessuali e può intervenire in modo mirato in ogni forma di patologia organica stimolando il sistema immunitario e intervenendo nella specifica area agendo in chiave psicosomatica.

Può essere utilizzata anche in termini più creativi, come ad esempio nel settore sportivo ove può aiutare a migliorare le prestazioni atletiche in quanto favorisce una maggior attenzione e concentrazione, aumentare la resistenza muscolare e migliorare le performance.

 

Quali rischi comporta?

Il rischio di una terapia ipnotica è essenzialmente quello di rivolgersi a persone non qualificate per svolgere questo tipo di terapia oppure di ricorrere al fai da te, attraverso CD e tecniche di autoipnosi.

Prima di accedere ad una seduta di ipnosi, è infatti fondamentale che il terapeuta effettui una corretta diagnosi, volta ad escludere i soggetti non idonei al trattamento.

Eccetto alcuni soggetti con grosse difficoltà ad instaurare una relazione, tutti siamo ipnotizzabili, anche se vi è una minore o maggiore predisposizione a sviluppare dei fenomeni ipnotici. Soggetti che solitamente si affidano all’altro sono più inducibili, mentre coloro che hanno un pensiero ipercritico e sono ipercontrollanti hanno solitamente più difficoltà ad abbandonarsi alla trance ipnotica e quindi hanno spesso bisogno di un training iniziale prima di iniziare la terapia vera e propria.